Lo Zampino
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Una maschera color del cielo: quando l’identità diventa un passaporto per la libertà

una maschera color del cielo

In un contesto segnato da muri, check-point e confini invisibili, Una maschera color del cielo è un romanzo che arriva come un pugno allo stomaco e, allo stesso tempo, come un atto d'amore verso la conoscenza e la libertà.

Il protagonista, Nur, è un giovane palestinese laureato in storia e archeologia. Il suo sogno è quello di lavorare negli scavi archeologici e scrivere un romanzo su Maria Maddalena, ma la realtà è un’altra: i documenti palestinesi non bastano per oltrepassare i confini che lo separano da quel passato che tanto vorrebbe riportare alla luce. Finché un giorno, per caso, trova una carta d’identità israeliana smarrita in una giacca comprata al mercatino dell’usato. Da quel momento inizia a vivere due volte, assumendo l’identità di Ur, israeliano, per ottenere quella libertà di movimento e di ricerca che gli era negata come palestinese.

È assurdo, ma tristemente attuale, che un giovane debba fingere di essere un’altra persona solo per poter fare il lavoro che ama. Ma è proprio da questa frattura tra ciò che si è e ciò che si è costretti ad apparire, che nasce la forza del romanzo. Attraverso la doppia vita di Nur/Ur, l’autore esplora con delicatezza e intensità i temi dell’identità, della libertà, del desiderio di conoscenza e della Palestina, vissuta oltre la retorica.

Bassem Khandaqji, autore del romanzo, scrive da una prigione israeliana dove è detenuto dal 2004. La sua voce è letteraria, colta, empatica. Una maschera color del cielo, vincitore del Premio Internazionale di Narrativa Araba 2024, è una testimonianza potente sul diritto di studiare, lavorare, esistere.


Perché leggere Una maschera color del cielo

  • Per scoprire una Palestina raccontata da dentro, attraverso la voce sensibile di un intellettuale che conosce l’ingiustizia sulla propria pelle.
  • Per riflettere su quanto l’accesso alla cultura e al lavoro resti un privilegio negato a molti.
  • Per lasciarsi toccare da una storia che unisce archeologia, spiritualità e resistenza quotidiana.
  • Perché leggere Khandaqji è un atto politico e umano: ascoltare chi non ha voce.