19 maggio 2025
Io viaggio per le giornate come questa. Quelle dove c’è il sole fuori, ma dentro ti senti grigio. La tristezza ti pervade e pensi che la direzione presa non sia quella giusta.
Viaggio per ricordarmi quanto sia bello il mondo, nei giorni come questo, in cui la voglia di mollare è tanta, troppa. Viaggio per giorni in cui, come oggi, non vedo il buono nella gente, ma solo il fastidio che le persone buie mi provocano.
Viaggio perché, in giornate come questa, i colori, gli odori, i sorrisi, l’arte, tutto ciò che ho visto viaggiando mi ricorda quanto sia bello questo mondo così grande. Talmente grande che ho paura di non riuscire a vederlo in una sola vita.
E mentre sono qui a scrivere, a cercare di capire cosa mi muove e cosa voglio davvero, penso alle busiate al pesto di pistacchio mangiate con la mia amica di una vita tra risate e piedi gonfi nell’Osteria Peper’s, dietro il Duomo di Monreale in un weekend palermitano; penso alla moussakà troppo salata provata in una taverna a Lindos lo scorso maggio, quando ero talmente raffreddata da non sentirne il sapore; penso alla fatica immensa dello scorso 13 agosto, quando ho raggiunto il rifugio Duca degli Abruzzi a Campo Imperatore e alla vista mozzafiato che c’era lassù.
Penso, in questa giornata amara, alla taverna ateniese Cave of Akropolis, dove portai mio padre durante il suo unico viaggio all’estero nel dicembre 2019, in occasione del mio Erasmus; penso alla mia prima ciaspolata in Val Camonica, nel gennaio 2020, quando del Covid 19 si sapeva poco e nulla. Ripenso ai tramonti croati e a quelli visti dalla collina dell’Areopago, alla pioggia parigina e ai musei madrileni; penso alle torte di Valencia, alle crociere sulla Senna e sul Danubio; penso a Berlino, al freddo pungente di febbraio, al Museo delle Tombe reali di Verghina e alle lacrime nel cantiere del palazzo di Aigai.
Penso alle Dingli cliffs maltesi. Penso a Prato della Valle e al salone del mio primo tatuaggio; al tempio di Segesta, alle Cascate delle Marmore e alla torta al testo con la crema al tartufo di Assisi; alla Basilica di Superga e allo skyline di Torino; all’acquario di Genova; alla mia visita all’Ara Pacis in una rovente giornata di agosto. Penso al Lago di Bolsena e a Celleno. Penso al campeggio Olimpia e alla festa tirolese di San Candido; a Panchià e alla Baita Segantini. Penso a Spoleto e alla speranza di incontrare Terrence Hill. Penso al Lago di Massaciuccoli in canoa, al Parco di Migliarino San Rossore, al Regina Mundi di Tirrenia, con le Apuane che incontrano il mare sullo sfondo.
Penso a tante cose, ai posti del cuore. Penso al profilo del Matese quando esco dall’autostrada, così familiare, che sa di casa. Penso a Piazza dei Miracoli e alle passeggiate in bicicletta sui Lungarni prima di andare a lezione e al cono cialda cocco e variegato all’amarena di La Bottega del Gelato di Piazza Garibaldi dopo ogni esame. Penso a ferragosto 2021 a Firenzuola, nella casetta di campagna con il frigo SMEG. Penso ai pomeriggi di primavera con mia madre e Mizzi, a raccogliere cicorielle selvatiche nei campi.
Penso e sogno Tokyo. Il Peloponneso in van. Machu Pichu e le Montagne Arcobaleno. Sogno l’aurora boreale e lo sleddog. Sogno di fare da guida turistica alle mie amiche ad Atene. Penso a quanto sarebbe bello visitare una riserva indiana. O raggiungere il campo base dell’Himalaya. Sogno il Marocco. L’isola di Milos. L’Afghanistan. L’India. Di andare dai miei zii in Canada. Il parco di Yellowstone.
Però, pensando a quello che vorrei, in giornate come questa, quando niente sembra avere molto senso, mi accorgo di dove sono adesso: tra i due mari più belli d’Italia. In una città viva. Mi rendo conto che io sono viva. Sto bene. Che questa giornata così sotto tono passerà. Che serve anche: è utile. Domani starò meglio e avrò fatto qualcosa in più per coronare i miei sogni.
La verità è che ho fretta di vivere. Ho fretta di vedere e di esplorare. Ho fame di ricordi.
In giornate come questa però, mi cullo nei profumi lontani, nei suoni accennati, nelle foto sbiadite.
Ho ancora tempo per vivere i miei ricordi e crearne di nuovi. Non c’è fretta.