Lo Zampino
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"Il mio grosso grasso matrimonio catanese"

elefantino
da mario
duomo di catania
fontana di Diana
apollo
ortigia
meloni a catania
cannoli bis
centro storico di catania
iris e raviola
granita
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la perla nera
duomo di ortigia

Dicembre 2024. Una coppia di amici mi consegna l’invito per il loro matrimonio: 20 settembre 2025, Catania. Qualche settimana dopo, con altri colleghi, acquistiamo i biglietti aerei e prenotiamo l’auto con l’idea di trascorrere insieme un fantastico weekend siciliano. Nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto in quei 4 giorni.


Giorno 1: giovedì 18 settembre 2025

Dopo un inizio non proprio in discesa (tre ore in aeroporto all'arrivo e la beffa di un'auto mai consegnataci), sembrava che il nostro weekend catanese potesse finalmente iniziare. Lo sposo, alias Saro, dopo aver "smosso mezzo mondo, anche se il mezzo mondo non mi rispondeva", è venuto a recuperarci con l'auto del cugino numero indefinito, e ci ha portato al Faro, una panineria/tavola calda dove la nostra apertura mandibolare è stata messa a dura prova. Le papille gustative, però, hanno apprezzato lo sforzo.

Subito dopo abbiamo sperimentato la guida del luogo, esperienza mistica che si sconsiglia ai deboli di cuore. “Qui”, mi dicono, "vige la legge del più forte". Il codice della strada è una bazzecola del continente.

Arriviamo al b&b e, bisogna ammetterlo, Saro (o il signor Antonio, suo padre) aveva fatto un ottimo lavoro! I bilocali sono belli, confortevoli e funzionali. Si trovano nei pressi di Porta Garibaldi, a due passi da La Caffetteria del Fortino, dove avremmo fatto colazione il giorno dopo.

Ebbene, dopo aver assaggiato i cannoli con la granella di pistacchio che, vi giuro, mi hanno ricordato, dopo due anni di assenza dalla Sicilia, perché io la adori così tanto, ecco che accade che una coppia di amici, Cecio e Frenci, rimangano chiusi fuori dalla stanza. Sbam! Chiavi all'interno. Chiamiamo di nuovo il povero sposo (penso si sia chiesto più volte che razza di amici sfigati, o sbadati, avesse invitato), per avere il numero del proprietario del b&b e chiedere una copia delle chiavi. In tempi record, ecco il signor proprietario arrivare a consegnarci le chiavi. Tutto risolto, la serata può proseguire.

Continuiamo con il pre-wedding: la futura sposa viene a prenderci per portarci a una cena organizzata da sua cugina in un posto fighissimo. Si chiama La Perla Nera, all'esterno ha un teschio, ma è quando si entra che arriva il bello! Il locale è organizzato proprio come se fossimo su una nave: corde, vele, cielo blu, pirati, teschi, topini e pappagalli, nonché un enorme acquario d'acqua dolce all'ingresso. Dopo un aperitivo a base di cosine ottime (mamma mia, la caponata!), inizia il giro pizza. Impossibile spiegare: anche la più semplice con solo pomodoro e la ricotta salata era ottima.

Poco dopo: karaoke per tutti. Nel locale, due addii al nubilato e un compleanno: la sala si riempie, la musica gira, i microfoni anche. Cantiamo tutti. Quando iniziano i balli, arriva la sorpresa: i signori Pino e Antonio, rispettivamente il papà della sposa e quello dello sposo, si lanciano in pista e sono FENOMENALI. Andremo avanti così per ore, fino alle due di notte quando, dopo 22 ore di veglia, ci godiamo un santo riposo.

Giorno 2: venerdì 19 settembre 2025

Sveglia alle 8. Il matrimonio al Comune ci attende, ma non prima di aver fatto un'abbondante colazione a La Caffetteria del Fortino: cannoli, iris e raviola. Bontà assoluta.

Ci prepariamo per bene e via: 20 minuti a piedi, in salita, sotto il sole delle 11, a Catania. Cammina, cammina, siamo arrivati, squagliati, all'auditorium del matrimonio civile. Lì, la cerimonia è stata emozionante, nonostante i 15 minuti di articoli letti dall'ufficiale pubblico: i nostri amici sono ufficialmente marito e moglie. Spumante, pasticcini e decine di foto. Sempre sotto il sole di Catania. L’Etna a fare da sfondo.

Alle 13, appuntamento per recuperare, finalmente, un'auto. Rientriamo all'alloggio per cambiarci, indossare il costume, inforcare gli infradito e prendere "giusto una cosa spezzafame" prima di partire per Siracusa. La "cosa spezzafame", però, ha occupato per circa 45 minuti i nostri muscoli masticatori: calzoni, rustici, frittini di ogni tipo e gusto.

Sazi, molto sazi, alle 14:30 ci siamo incamminati verso Ortigia. Neanche il tempo di parcheggiare che arriva una domanda: "La granita non la dobbiamo assaggiare?" Facciamo questo sacrificio. Poi, giro culturale: tempio di Apollo, Fontana di Diana, Tempio di Atena e Duomo che, con la fortuna che ci accompagna, aveva la facciata completamente coperta dalle impalcature per il restauro. Ci fidiamo: è bello. Andiamo verso il mare, con la promessa di tornare, più tardi, ai veri protagonisti dello street food siculo: gli arancini. Il più tardi arriva presto: una squisitezza al gorgonzola e noci e una al pistacchio. PA-RA-DI-SI-A-CI.

Tornati a Catania, ci siamo riuniti con il resto della ciurma di colleghi venuti da fuori come noi e siamo andati a cena Da Mario, un locale in centro e un’esperienza che sconsiglio, anche questa volta, ai deboli di cuore. 20 assaggi diversi come aperitivo, per 7 persone, significava essere pieni dopo la terza forchettata: olive, parmigiana, caponata, insalata di riso, melanzane pastellate e fritte, formaggi, ricotta, salumi. I miei colleghi sono stati più audaci di me e hanno ordinato anche la portata di carne come secondo piatto.

Rotolando, siamo tornati al b&b. Con le doggy bags dell'antipasto, il giorno successivo, ci abbiamo pranzato in quattro.

Giorno 3: 20 settembre 2025, il giorno delle Nozze

Il sabato mattina eravamo eccitati: il grande giorno era arrivato, ma bisognava pur fare colazione no?

"Andate da Pellegrino", ci aveva detto il padre dello sposo. Ci siamo fidati: brioches con gelato e cannoli sono andati per la maggiore. Se fossi morta quel giorno, Dante mi avrebbe certamente buttata nel girone dei Golosi. Non avevo assolutamente fame, mangiavo esclusivamente per gola, come se un incantesimo mi impedisse di fermarmi!

Dopo aver reso, ancora una volta, il mio palato felice, sono andata dal parrucchiere. Esperienza mistica anche questa: mi sentivo in un film ambientato nella Sicilia degli anni Ottanta. D pronunciate fortissimo, intercalari a me sconosciuti, carte di credito non pervenute. I capelli, però, sono venuti bene.

Tornata a casa, era arrivato il momento di vestirci per la cerimonia in spiaggia. Trucco e parrucco, doccia e infilo l'abito. "Mi chiudi la zip per favore?" Due secondi dopo, il dramma. Mi sentivo in un corpetto ottocentesco, senza fiato. Nemmeno il tempo di dire: "È stretto!", che la cerniera del mio princess dress cede dal basso con un rumore che non promette nulla di buono.

Il panico. Letteralmente. “Ora come faccio?" Per fortuna, riusciamo delicatamente a riaprire la zip. Lampo di genio: tolgo il reggiseno per creare più spazio. Tre millimetri verosimilmente, ma tanto è bastato affinché l'abito non esplodesse per il resto della serata. (Il trucco in realtà è stato questo: da seduta aprivo leggermente la zip e quando mi alzavo, la richiudevo).

Eccoci arrivati al lido Le Palme, dove avrebbe avuto luogo la cerimonia del matrimonio: luce calante, addobbi raffinati nei toni del verde, il mare, l'Etna sulla sinistra, tutto davvero bello.

Dopo un’attesa non brevissima – la sposa si sarà forse vendicata degli anni in cui fu lei ad aspettare la proposta di matrimonio? – la coppia si ricongiunge e inizia la cerimonia. Lacrime ovunque, commozione generale, parole bellissime, il tramonto.

Mentre gli sposi facevano le foto, noi facevamo aperitivo. Per me la cena sarebbe anche potuta finire lì. Antipasti, primi, secondi, buffet di dolci e open bar. Abbiamo ballato, la sposa è caduta (nulla di grave), abbiamo giocato, visto per la prima volta nella vita il trailer di un video prematrimoniale e festeggiato, a mezzanotte, il compleanno dello sposo. Alle tre di notte, siamo tornati al b&b. L'indomani saremmo partiti in serata, ma dovevamo prepararci a lasciare gli alloggi.

Giorno 4: domenica 21 settembre 2025

Un’altra sveglia alle 8, colazione a base di iris fritte (e intanto il fegato gridava “Aiuto!”) e poi in giro a visitare Catania con i novelli sposi a farci da guida.

Dopo 4 giorni così, non avremo mica pranzato? Certo che sì, al ristorante Camelot. Io mi sono limitata ad una insalata mista (avevo bisogno di fibre vegetali, non fritte) e ad assaggiare una fantastica pasta con la crema di pistacchio. Per gli altri, anche carne di cavallo. Continuando a rotolare, siamo andati a vedere la Cattedrale di Sant’Agata, l'Anfiteatro e le Terme della Rotonda, tanto studiate nel nostro percorso di specializzazione, ma questa è un’altra storia! Infine, abbiamo raggiunto l'aeroporto.

Arrivati a Bari, per chiudere in bellezza, un bel pezzo di focaccia.


Il matrimonio è stato stupendo, abbiamo vissuto momenti emozionanti e visto posti bellissimi, assaggiato sapori che meritano di essere ricordati e trascorso insieme del tempo di qualità. Concludo solo scrivendo che, come mi ha detto qualcuno, "Il chilo in più che ti sei portata a casa è pure poco!"

E adesso, permettetemi di fare un appello ai miei amici sposi: è stato tutto fantastico ma, vi prego, non sposatevi mai più!